(di Redazione) I motivi della crisi del vino comune siciliano? «Sono da ricercare in gran parte nella pratica dello zuccheraggio e nelle frodi. La prima è legale ma sottrae grandi fette di mercato ai mosti siciliani, le seconde sono diventate fin troppo numerose», la pensa così Antonino Cossentino, presidente della Cia Sicilia Occidentale, commentando l’ultima operazione portata a termine nei giorni scorsi dai Nas dei Carabinieri e dall’Unità investigativa dell’Ispettorato Centrale repressione frodi, tra Puglia, Campania, Lazio e Abruzzo.
Con Ghost Wine, così è stato chiamato l’ultimo blitz con cui è stata sventata una maxi sofisticazione di vino che ha portato all’arresto di undici persone e al sequestro di sei aziende, è stato smascherato un sistema fraudolento finalizzato alla produzione e alla distribuzione di vino contraffatto e spacciato per Doc e Igt.
Il vino in questione a quanto pare non era fatto con l’uva, ma con lo zucchero, visto che durante le visite ispettive all’interno di una delle azienda sono state trovate enormi sacche di zucchero.
«Quello di questi giorni è solo l’ultimo in ordine di tempo – ricorda Cossentino – un altro scandalo, sempre nel campo della produzione enologica, ha marcato l’inizio del 2019 in cui in un mega blitz venne coinvolta una dozzina di province dal Nordest al Centro Italia e fino a Foggia: coinvolte diverse cantine, anche molto note, come la friulana Rauscedo».
«Difficile competere – osserva poi Cossentino – quando il mercato è alterato da frodi, imbrogli e sofisticazioni. Il vino comune ma fatto con l’uva non può trovare sbocco se altri lo producono con lo zucchero. Non c’è da stupirsi se i silos delle cantine sono ancora pieni a ridosso della prossima vendemmia». Ecco perché la Cia della Sicilia occidentale torna chiedere al Ministero di “potenziare i controlli in quelle zone dove si registra un elevato e sospetto rapporto tra la produzione di vino e le superfici vitate dichiarate”.
Secondo i dati dell’Icqrf, l’Ispettorato centrale repressione frodi del Ministero, anche nel 2018 la Sicilia è stata la regione dove è stato fatto il maggior numero di controlli: quasi 13.500 contro i 10.000 del Veneto, dell’Emilia Romagna e della Puglia che producono ognuna più del doppio dei vini dell’Isola (dato Istat). In Sicilia vengono fatti mediamente circa il 10% dei controlli rispetto al totale nazionale, percentuale giustificata dalle superfici dedicate all’agricoltura ma non dalle produzioni.
Rispetto al recente passato, inoltre, i controlli dell’Icqrf sono diminuiti. Nel 2018 il totale è stato di poco superiore ai 117mila controlli, nel 2016 erano stati invece quasi 160 mila. Quell’anno in Sicilia sono stati fatti oltre 22mila controlli, in Veneto 11mila così come in Emilia. Nel 2015, invece, in Sicilia si è toccato quota 21.510 contro i 7.715 del Veneto e i 10.924 dell’Emilia.