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Stop a Pozzallo a nave carica di grano duro kazako partita dalla Russia
di Angela Sciortino

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(di Angela Sciortino) Il carico di 5mila tonnellate di grano duro prodotto in Kazakistan e partito da Novorossijsk, il principale porto russo sul mar Nero, alla sua destinazione finale non è mai arrivato. Il carico di grano, valore di circa 1,3 milioni di euro, è stato bloccato al porto di Pozzallo dopo che per una quindicina di giorni la nave che lo trasportava era rimasta fuori dal bacino del porto dichiarando che c’era un guasto tecnico. Probabilmente il vettore, consapevole delle pessime condizioni in cui si presentava il prodotto, aspettava il momento adatto per attraccare e sdoganare il carico senza tanto clamore. Nella convinzione che prima o poi i funzionari del Corpo Forestale della Regione, della Sanità Marittima e del Servizio Fitosanitario regionale che, su sollecitazione dell’Assessore per l’Agricoltura Edy Bandiera, insieme a quelli dell’Agenzia delle Dogane, si stancassero di aspettare quel carico di grano kazako che a quanto pare era atteso da un molino del Modicano.

Dai controlli effettuati, la merce è risultata non idonea per l’alimentazione umana, a causa di vistose ed estese chiazze di muffa e umido. La Sanità marittima ha adottato un provvedimento di respingimento del carico, mentre il Corpo forestale e gli ispettori fitosanitari hanno eseguito il prelievo di campioni che saranno trasmessi all’Istituto Zooprofilattico di Palermo per le analisi chimico-fisiche di rito, negando al contempo la certificazione fitosanitaria.

«Tolleranza zero – afferma il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumecicon chi pensa di continuare a introdurre in Sicilia merce non in regola con le norme sanitarie, specie se si tratta di prodotti destinati all’alimentazione. Con l’assessore Bandiera abbiamo intensificato i controlli e ringrazio le guardie forestali regionali e gli ispettori fitosanitari per l’impegno profuso».

«Dopo il blocco di un carico di arance rosse a marchio Dop provenienti dalla Calabria al porto di Messina, questo è il secondo punto messo a segno dai controlli che abbiamo voluto mettere in campo», dichiara a siciliarurale.eu l’assessore Edy Bandiera. Si fa sul serio, dunque, questa volta. «Terremo alta l’attenzione – continua – e sono sicuro che grazie alla nostra intransigenza, i tentativi di far sbarcare in Sicilia prodotti pericolosi per la salute e che danneggiano le produzioni regionali saranno sempre più limitati».

Per Coldiretti Sicilia le azioni come quella dell’Assessore regionale all’Agricoltura sono indispensabili per salvaguardare la produzione regionale. Gli otto milioni di quintali di grano duro prodotti nell’Isola posizionano la Sicilia tra le regioni leader di un prodotto che negli anni è stato massacrato dall’import di merce a basso prezzo e di qualità scadente (per l’uso di glifosate in pre-raccolta o/e per alti valori di micotossine). «La qualità del nostro prodotto – sottolinea ancora Coldiretti Sicilia – con l’indicazione dell’origine potrà remunerare Il cerealicoltore che attualmente ha un profitto esiguo. Rimandare al mittente prodotto non adeguato è un atto di grande responsabilità soprattutto per la salvaguardia della salute».

«Il blitz al porto di Pozzallo – scrive la Confagricoltura sicilianaha evidenziato quanto da tempo andiamo denunciando circa la commercializzazione di prodotti di dubbia provenienza ed il più delle volte spacciati come nazionali o comunitari. Il pericolo maggiore per i consumatori è quello di acquistare derrate che non rispettano le ferree regole dettate dall’Unione Europea in materia di sicurezza alimentare».

L’auspicio – sottolinea il presidente dell’organizzazione agricola, Ettore Pottinoè che quest’opera di controllo possa essere intensificata ed estesa a tutte le strutture che operano nell’ambito della filiera, anche in quelle della trasformazione. Non è sicuramente una coincidenza il tracollo del prezzo del grano in questo periodo e ciò anche in presenza di previsioni non ottimistiche sulla prossima campagna cerealicola nazionale». Conclude Pottino: «il rammarico maggiore, visti i primi risultati, è quello di aver disatteso per lungo tempo la richiesta in tal senso formulata da tutto il mondo agricolo». C’è da chiedersi allora: perchè gli altri assessori non lo hanno mai fatto?

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