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Siccità e invasi vuoti: Schifani insedia l’unità di crisi
di Annalisa Ciprì

Dagli invasi a secco all’acqua razionata, la Sicilia rimane ancora a rischio siccità. Reti colabrodo, infrastrutture spesso non collaudate e manutenzione poco efficace rendono la vita di agricoltori e abitanti in generale sicuramente non facile.

Si è insediata ieri pomeriggio, a Palazzo d’Orléans, l’unità di crisi regionale sull’agricoltura con l’obiettivo di individuare le strategie di intervento per il superamento delle emergenze che sta vivendo il settore in Sicilia. Istituita dal presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, e presieduta dall’assessore all’Agricoltura, Luca Sammartino, la task force è composta dai dirigenti generali dei dipartimenti Agricoltura, Dario Cartabellotta, Attività sanitarie ed osservatorio epidemiologico (Dasoe), Salvatore Requirez, Acqua e rifiuti, Calogero Giuseppe Burgio, Protezione civile, Salvo Cocina, oltre al segretario generale dell’Autorità di bacino, Leonardo Santoro. Alla riunione hanno preso parte anche il capo di gabinetto di Palazzo d’Orléans, Salvatore Sammartano, e il dirigente del Servizio tutela delle acque idriche, Antonino Granata.
“Il governo regionale – ha dichiarato il presidente Schifani – è vicino al mondo dell’agricoltura che rappresenta un settore chiave della nostra economia. Siamo consapevoli del fatto che la maggior parte dei problemi che attanagliano il settore vanno risolte in sede europea. Pur tuttavia, siamo pronti a fare tutto il necessario per affiancare gli agricoltori e gli allevatori. Per questo motivo, ho voluto istituire un’apposita unità di crisi sull’agricoltura con l’obiettivo di fronteggiare le gravi difficoltà che il settore sta vivendo in Sicilia, come nel resto d’Europa, e in particolare l’emergenza siccità”. 

Cristina Ciminnisi

La siccità è un problema di cui la Sicilia ha sempre sofferto e la situazione è sempre più grave, se non si prendono adesso dei provvedimenti e se non si fa un piano di investimenti serio sulle infrastrutture e sugli invasi, la situazione peggiorerà. Il problema delle dighe ce lo portiamo dietro da 20 anni ed è da risalire alla scarsa manutenzione”, così la deputata regionale trapanese del M5S Cristina Ciminnisi.

La diga Trinità, nel trapanese, serve gran parte delle zone agricole soprattutto del Belice che in 60 anni non è mai stata collaudata. Questo è l’esempio classico di quello che è stato l’investimento infrastrutturale nel territorio. Oggi i consorzi di bonifica che si trovano in una situazione drammatica dal punto di vista del personale, non riescono a sviluppare una progettualità che sia idonea. Il consorzio di bonifica di Trapani è uno dei più virtuosi ma il problema infrastrutturale risulta essere importante. I fondi di derivazione europea che potevano essere utilizzati per questa materia di fatto non sono stati utilizzati, basti pensare alla famosa bocciatura dei 32 progetti su 32, la celebrazione massima dell’impossibilità e dell’incapacità da parte delle strutture amministrative a livello regionale di gestire tutta la serie di infrastrutture idriche”.

Il problema di fondo è sicuramente da risalire ad una serie di cambiamenti climatici a cui non si riesce a far fronte. “Ci ricordiamo dei cambiamenti climatici nel momento in cui ci ritroviamo davanti all’evento calamitoso. Ci sono invasi che hanno dei problemi strutturali perché andrebbero dragati, c’è un problema di residuato che sicuramente è il danno minore ma anche questo impedisce l’aumento della capienza degli invasi. Per la diga Trinità abbiamo protestato per potere invasare un po’ di acqua in più perché anche la tenuta non è mai stata verificata. Non si riescono a sfruttare le infrastrutture che abbiamo”.

Ci troviamo di fronte ad una progressiva impermeabilizzazione del suolo.La prima soluzione potrebbe essere recuperare aree permeabili della città o creare dei bacini naturali e artificiali di raccolta delle acque, salvaguardare ciò che abbiamo creando nuove riserve idriche. Altra possibile soluzione potrebbero essere i dissalatori e sfruttare il mare e provare a tamponare l’emergenza ma anche in questo caso ci sono tempi di investimento non irrisori“.

A livello parlamentare il problema non si sta affrontando. L’assessorato acqua e rifiuti è in grande difficoltà anche a livello amministrativo, il dipartimento ha in gestione anche alcuni invasi ad uso agricolo, come la diga Trinità. Infrastrutture obsolete, interventi impegnativi da sostenere economicamente. Probabilmente non c’è una classe politica che è in grado di affrontare questo problema con tutte le difficoltà amministrative che ci sono già. C’è coscienza del problema siccità, non c’è coscienza vera delle cause“.

Le problematiche devono essere affrontate da chi è titolato per farlo“, ribadisce anche il deputato regionale di Fratelli d’Italia Carlo Auteri. “Da parlamentare di Fratelli d’Italia ho portato una delegazione in commissione ad attività produttive con la presenza dei direttori generali facendo sapere che c’era un problema che andava affrontato“.

Quello della siccità è un problema oggi diventato pesante, nei mesi più freddi in cui ci troviamo adesso diventa difficile fare qualcosa. A questo si aggiungono le problematiche sollevate dagli allevatori con l’aumento dei prezzi del foraggio che è schizzato fuori dal mercato. “Volevamo intervenire prima della finanziaria attivando dei meccanismi per sostenere gli allevatori, coinvolgendo l’assessorato ma nulla è stato fatto”.

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