(di Redazione) Strade poderali, interpoderali e comunali distrutte, ampi smottamenti capaci di cambiare la conformazione dei fondi agricoli, raccolti azzerati, corsi d’acqua ingrossati e usciti dall’alveo che sono straripati sui terreni agricoli. Nelle aree interne dell’isola, e soprattutto nelle provincie di Caltanissetta e di Enna, è iniziata la conta dei danni causati dalle piogge dei giorni scorsi.
Nell’area del Vallone, colpiti interi territori comunali, da Mussomeli, Milena, Vallelunga e Villalba. Gravemente disastrate le aree di San Cataldo e quella di Caltanissetta. Poche le zone indenni. I funzionari della Coldiretti stanno effettuando sopralluoghi per comprendere l’ammontare delle perdite.
Anche in provincia di Enna diffusi danneggiamenti nelle aree del capoluogo e dei comuni vicini. Ma la conta è solo all’inizio. Oltre quelli diretti alle coltivazioni, sono andati distrutti interi pezzi di manti stradali per cui se non verranno ripristinati rapidamente – afferma Coldiretti – gli imprenditori non potranno accedere ai propri fondi per salvare il salvabile. Colpite anche alcune produzioni frutticole, con notevole cascola derivante dalla forte pioggia e dai venti.
«Questi ultimi avversi eventi atmosferici – evidenzia Ettore Pottino, presidente di Confagricoltura Sicilia – si sommano a quelli prodotti dal crollo dei prezzi all’origine, prezzi che nel corso dell’ultimo biennio sono stati sempre al di sotto dei costi di produzione. Una situazione che come logica conseguenza mette a rischio l’abbandono di migliaia di ettari poiché in queste stesse aree non esistono valide alternative colturali, principalmente dal punto di vista agronomico. Per questa ragione, nel farci portavoce di migliaia di aziende agricole siciliane che proprio per la mancanza di nuove opportunità colturali si trovano costrette ad operare, ormai da diverso tempo, al limite della linea rossa che demarca la zona di crisi e la perdita di reddito, chiediamo l’emanazione di interventi straordinari volti ad attutire gli effetti negativi di questa nuova calamità».
Secondo il presidente della Confagricoltura regionale occorre anzitutto approvare, con la massima sollecitudine, la delimitazione delle aree cerealicole colpite dai fenomeni, siccitosi prima e alluvionali dopo che hanno determinato la deblàche del grano siciliano, al fine di poter avanzare la richiesta di declaratoria di calamità naturale al Ministero delle Politiche Agricole, declaratoria necessaria ad intervenire, nell’immediato, sugli oneri previdenziali e contributivi.
«Sarebbe poi necessario un intervento straordinario – aggiunge il presidente Pottino – che preveda il ritiro del grano, non più idoneo per usi alimentari, da utilizzare per altri fini come ad esempio per l’alimentazione del bestiame o come biocombustibile, ad un prezzo pari a quello vigente nelle principali piazze italiane di riferimento. Un’operazione da realizzare attraverso l’utilizzazione di centri di stoccaggio autorizzati dall’amministrazione regionale e con fondi straordinari nazionali e comunitari. Molte delle aziende danneggiate sono allo stremo perché in attesa di ricevere i contributi delle cosiddette misure agro ambientali del Psr Sicilia 2014/2020 e che per motivi ancora poco comprensibili, pur tenendo conto degli sforzi fatti dall’amministrazione regionale, non si riescono a sbloccare”.