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La siccità soffoca agrumeti e zootecnia, Scardino (Cia Sicilia): “Siamo poco fiduciosi, a oggi solo promesse”
di Annalisa Ciprì

Un settore, quello dell’agricoltura, che dipende strettamente dalle condizioni climatiche, è una piccola (grande) fetta della società che ad oggi sta soffrendo fortemente. I danni causati dalla perdita della produzione agricola per gli eventi climatici estremi hanno di conseguenza un ingente valore economico, soprattutto in quelle parti del mondo, come la Sicilia, caratterizzata da una forte incidenza del settore agricolo all’interno del tessuto produttivo.

La Sicilia già dal mese di giugno dello scorso anno non ha ricevuto piogge degne di nota, ovvero che possano permettere non solo il normale riempimento degli invasi, causando problematiche, come abbiamo già visto, che riguardano la totale assenza di apporto di acqua alla popolazione, ma nella diretta conseguente impossibilità di “dar da bere” a piante e animali.

Abbiamo avuto delle forti piogge nel giugno del 2023 che hanno rovinato qualche raccolto e causato molti problemi alla viticoltura, ma hanno anche compromesso il raccolto del fieno e del grano. Dopo questo avvenimento, il nulla“. Questo è quanto afferma Graziano Scardino, presidente della Cia Sicilia.
Siamo in un periodo siccitoso esattamente da luglio dello scorso anno. Cosa ha comportato questo?
Secondo il quadro descritto dal presidente della confederazione agricoltori, siamo ad una capacità di invasi in Sicilia di poco meno di 800 milioni di metri cubi se contiamo tutte quelle dighe censite e autorizzate. In realtà ne abbiamo solo 150 milioni.

E’ ovvio che la poca acqua a nostra disposizione servirà soltanto per uso civile, basti pensare a Catania e Palermo, per esempio, hanno bisogno di ingenti quantitativi di acqua per soddisfare il fabbisogno dell’intera popolazione. Se consideriamo, invece, le zone interne dell’isola hanno già in questo momento un uso di acqua abbastanza ridotto. Gli invasi che servivano queste realtà, come la diga Ancipa e la diga Troina, sono quasi a livello di guardia.

Partendo dal principio che l’acqua disponibile deve necessariamente essere utilizzata prima dagli esseri umani, poi dagli animali e infine dalle piante, quest’anno tutta l’agricoltura che veniva irrigata attraverso i consorzi di bonifica e attraverso le acque della dighe, non riceverà un goccio d’acqua“.
Sotto il profilo agricolo avremo la totale assenza dell’utilizzo di acqua. E qua si pongono tre problemi.

Il primo è relativo ai seminativi, tutte le zone dove abbiamo il grano duro, le zone pianeggianti, la piana di Gela, di Catania, e di tutto l’Agrigentino e il Trapanese, non produrranno. Una leggera eccezione per le zone montane che hanno visto uno spiraglio di luce durante questo periodo di marzo, “ma continuando così anche in queste zone non ci sarà raccolto“. Quindi non avremo quasi totalmente raccolto di grano e piccoli quantitativi di raccolto di fienagione.

In secondo luogo, la zootecnia estensiva è quella che oggi sta subendo i danni più importanti, è da novembre che gli animali non hanno più a disposizione foraggio fresco. “La situazione non è migliorata per nulla in questi ultimi mesi, dove si sperava che con qualche pioggia potesse uscire fuori un po’ di foraggio fresco e erba per i pascoli“, a questo si aggiunge un altro problema ancora più serio. Gli allevatori stanno iniziando a macellare gli animali più anziani per l’impossibilità di sostentamento.

Ultimo ma non meno importante è il problema produttivo che investe anche agrumeti, frutteti e uva.

In atto, come abbiamo già detto (CLICCA QUI) c’è la  richiesta della Regione di certificare uno stato di emergenza nazionale per tutte le attività, non solo quella agricola. E finché non verrà approvato non ci potrà essere alcuna misura. “Anche l’intervento della protezione civile per trasportare le autobotti che potrebbero aiutare gli allevatori in questo momento è vano. A oggi ci sono solo promesse, non abbiamo portato a casa nessun risultato“.

Non sono per nulla fiducioso! L’unica soluzione potrebbe essere esclusivamente quella di poter utilizzare i fondi stanziati nel momento in cui è stata istituita la cabina di regia per la siccità. Fondi a disposizione del commissario per la siccità, fondi che si potrebbero così utilizzare in maniera più diretta, veloce e utile possibile. Se non ci verrà detto questo sarà tutto inutile, non risolverà il problema dell’agricoltura“.

La devastante siccità sta sfiancando la filiera, impoverendo i produttori e trasformando le terre coltivate in veri e proprio deserti improduttivi. Urgono interventi urgenti per fronteggiare nel breve-medio termine un quadro sempre più emergenziale.

La Sicilia è una terra che ha tanti prodotti di qualità e il problema della siccità mette in grave crisi l’intera regione. Meno prodotti interni abbiamo e più il nostro consumatore spenderà per i prodotti che andrà ad acquistare. E soprattutto non troverà in bancarelle e supermercati prodotti della nostra agricoltura. Questo è il danno maggiore a cui oggi possiamo pensare“.

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