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La protesta degli allevatori siciliani si diffonde. È la volta del Dittaino
di Angela Sciortino

(di Luigi Noto) Ancora proteste degli allevatori siciliani. Oggi, domenica 17 febbraio, come previsto, in tanti si sono dati appuntamento in prossimità dello svicolo Dittaino dell’autostrada Palermo-Catania. Sono arrivati dai Nebrodi, dalle Madonie, dal Vallone nisseno e dall’Ennese. Alcuni striscioni, alcune bandiere con la triscele e latte. Tanto latte versato sull’asfalto.

Tra i presenti anche il senatore Fabrizio Trentacoste del Movimento 5 Stelle a cui è stato consegnato l’elenco delle richieste dei pastori siciliani. Al primo punto, come chiedono i sardi, il riconoscimento di un prezzo equo. Gli allevatori siciliani chiedono anche che vengano approvate norme più stringenti per la tracciabilità della provenienza degli ingredienti. E che alle aziende di trasformazione operanti in Italia che hanno ricevuto fondi pubblici per la costruzione dei loro impianti, venga imposto l’uso di materie prime locali. Tra le richieste anche la costituzione di un Distretto sanitario unico regionale: attualmente, denunciano gli allevatori, le disposizioni in materia veterinaria e di sanità pubblica, per quanto uniche a livello regionale, poi trovano diversa applicazione tra una provincia e l’altra della stessa Sicilia.

Tra i punti della piattaforma anche l’attuazione di politiche di promozione della carne di agnello siciliano che faccia leva sulle sue caratteristiche salutistiche; lo snellimento delle procedure per i piccoli caseifici cosicché si possa recuperare anche il valore storico dei prodotti tipici e tradizionali del territorio. E dulcis in fundo, il ripristino dell’indennità compensativa che ha fatto urlare di entusiasmo i presenti. Per quest’ultima si chiede pure che l’erogazione avvenga entro l’anno della domanda, superando l’odioso ritardo connesso all’emissione del certificato antimafia.

Al senatore Trentacoste, gli allevatori hanno anche detto di non essere interessati al reddito di cittadinanza: cercano, piuttosto, un reddito dignitoso che deve essere generato dal proprio lavoro a cui deve essere portato rispetto. Quel rispetto che si manifesta riconoscendo prezzi equi del latte e della carne.

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