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La carne sintetica non sarà nel piatto degli italiani: il divieto adesso è legge
di Annalisa Ciprì

Su proposta del ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida e del ministro della Salute Oscar Schillaci è entrata in vigore a dicembre 2023 la legge che riguarda il divieto di produzione, commercializzazione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi sintetici.

Sulla base di una cultura e di una tradizione che promuove il “made in Italy“, si lavora sempre di più per rendere centrale il principio per cui si debba garantire principalmente la salute dei cittadini. Si tratta, per quanto detto, di cibo non testato e non sperimentato adeguatamente. Preservare il patrimonio agroalimentare diventa la conseguenza, di fronte a quell’insieme di prodotti che sono lo specchio del processo di evoluzione socioeconomica e culturale dell’Italia, di rilevanza strategica sul territorio per l’interesse dell’intera nazione.

E’ così che in mancanza di una specifica normativa europea in materia di alimenti e cibi sintetici, il Governo Meloni ha ritenuto di intervenire precauzionalmente a livello nazionale per tutelare gli interessi che sono legati alla salute e al patrimonio culturale.

Guardiamo alla tutela della nostra collettività. Come Governo abbiamo affrontato il tema della qualità che i prodotti da laboratorio non garantiscono. Abbiamo voluto tutelare la nostra cultura e la nostra tradizione, anche enogastronomica. Se si dovesse imporre sui mercati la produzione di cibi sintetici, ci sarebbe maggiore disoccupazione, più rischi per la biodiversità e prodotti che, a nostro avviso, non garantirebbero benessere. Non c’è un atteggiamento persecutorio ma di forte volontà di tutela”, queste le parole di Lollobrigida.

E l’Italia è la prima. “Siamo orgogliosi di questo, prima nazione del pianeta a proibire questo tipo di produzioni che cancellano il nostro sistema alimentare tradizionale. C’è questa possibilità e noi la riteniamo non in linea con quello che è il modello che conosciamo, che rispettiamo e che ci ha reso anche forti e competitivi in questo settore. L’Italia, quando è all’avanguardia e riesce a spiegare le buone ragioni che la spingono a normare in questo senso, riesce anche a coinvolgere gli altri Stati“.

Un disegno di legge che nasce dalle istanze di associazioni di categoria, agricoltori, regioni e consigli comunali che loro per primi hanno approvato i provvedimenti contro i prodotti di laboratorio. Richieste e raccolta di firme che il Governo non ha potuto non accogliere, in primis per tutelare la salute pubblica, “un ddl condiviso, che ha un sostegno trasversale e che, come ampiamente specificato nell’articolo 2, vieta anche l’importazione in Italia, nonostante ci sia ancora chi tenta di affermare il contrario, strumentalmente”.

Proprio in questi giorni gli agricoltori siciliani si stanno facendo sentire. In un momento in cui il settore è al collasso, lavoratori ed imprenditori del settore primario stanno manifestando in un corteo di trattori. Fra i motivi del dissesto c’è proprio l’inserimento di carne sintetica, cibo preparato nei laboratori e di tutti quei prodotti alimentari che, a differenza dei prodotti siciliani, sono nocivi per la salute.

 

Ma c’è chi non è in parte d’accordo e ha deciso sin dall’inizio di schierarsi contro questa decisione.

Limita la libera circolazione di merci, distorce il principio di precauzione in quanto non esistono evidenze che ne suggeriscano la dannosità, viola il diritto della scienza. Sono solo alcune delle affermazioni delle controparti. Secondo il testo firmato in origine dai ministri Lollobrigida e Schillaci sono inclusi i prodotti a base vegetale che sembrerebbero risultare non vendibili come “meat sounding” cioè con nomi che si riferiscono alla carne, di conseguenza niente più “hamburger vegetali“. “Ma i prodotti a base vegetale non hanno nulla a che fare con alimenti consistenti, isolati o prodotti da colture cellulari o tessuti derivati da animali vertebrati, in quanto realizzati con materie prime agricole comuni come legumi (soia, piselli, ecc.), cereali (avena, riso, ecc.), semi (mandorle) e verdure o i loro isolati proteici“.

Altro tema su cui il ministro ha spesso insistito è la trasparenza e la norma sulle etichette che consentirebbe ai cittadini di ottenere informazioni complete sui prodotti che si vanno a consumare, ma si afferma che “da alcune recenti ricerche condotte sui consumatori, non risulta che questi siano confusi dalla denominazione dei prodotti a base vegetale. Al contrario, si tratta generalmente di consumatori che leggono le etichette e che hanno ben chiara la natura di ciò che acquistano“.

Una lotta ancora aperta, quindi? Ciò che è certo è che quella della carne sintetica è un’argomento discusso in tutto il mondo, si tratta di un settore in continua espansione. Nel novembre del 2022 Singapore è diventato il primo Paese ad approvare la vendita commerciale di carne coltivata, lo scorso giugno è stata la volta degli Stati Uniti e dell’Israele. L’obiettivo mondiale (Italia esclusa) è quello di fare dei passi avanti a livello tecnologico, con la produzione di carne animale da cellule coltivate si mira a trovare una soluzione alternativa al proliferarsi di centri di allevamento intensivo ad oggi primi produttori globali di emissioni.

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