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Inizia in Sicilia l’avventura della canapa. Seminati i primi quaranta ettari
di Angela Sciortino

(di Redazione) Si sono concluse le operazioni di semina di canapa industriale nelle aziende associate a Confagricoltura Catania che hanno aderito al progetto di sviluppo e partnership avviato in Sicilia dall’azienda italo-canadese Canapar. Al progetto hanno dato disponibilità sei aziende agricole per un totale di quaranta ettari destinati alla coltura.

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gli staff di Confagricoltura e Canapar

Canapar, guidata dal siciliano Sergio Martines, che ha realizzato a Ragusa il più grande stabilimento italiano per la lavorazione della canapa a fini terapeutici e cosmetici, ha puntato sulla Sicilia perché dalle recenti ricerche è risultato che nella canapa coltivata nelle regioni con maggiore irraggiamento solare – quindi in particolare Sud Italia, Spagna e la zona balcanica – è presente una maggiore concentrazione di cannabinoidi.

«La collaborazione con Confagricoltura Catania testimonia la nostra voglia di investire sul territorio. Una cooperazione che vogliamo rafforzare e che vede il suo inizio con la campagna agricola 2019. Il nostro obiettivo è raddoppiare entro il prossimo anno le superfici coltivate a canapa e Confagricoltura rappresenta per noi un partner affidabile con cui lavorare anche sul piano strategico», dichiara Sergio Martines.

canapa«Abbiamo sostenuto sin dall’inizio il progetto di Canapar mettendo a disposizione i nostri tecnici e le nostre strutture sul territorio perché l’innovazione sostenibile è nel Dna di Confagricoltura», afferma il presidente di Confagricoltura Catania Giovanni Selvaggi. «Anche una delle mie aziende, con caratteristiche adatte alla coltivazione di canapa – prosegue il presidente di Confagricoltura – è parte di questa iniziativa che può restituire ai proprietari di fondi che coltivano cereali una ulteriore opzione da inserire nella rotazione senza snaturare l’identità culturale e colturale del nostro territorio».

Finita la fase di semina, per la raccolta bisognerà aspettare da 90 a 180 giorni, in base al tipo di varietà. «La canapa – spiega Salvo Massimino tecnico agronomo di Confagricoltura – per esprimere tutta la propria potenzialità produttiva preferisce terreni profondi, di medio impasto, di fondo valle, con falda idrica superficiale e soprattutto drenanti perché è una specie sensibile al ristagno idrico». Aggiunge, poi, il tecnico: «La canapa è anche un potente fito-estrattore di metalli pesanti dai terreni e quindi è potenzialmente utilizzabile per la bonifica dei suoli contaminati nelle aree industriali. I campi coltivati a canapa, poi, hanno mostrato un miglioramento generalizzato con aumentata della sostanza organica del terreno e minor presenza di piante infestanti». 

Anche dal punto di vista economico i numeri sembrano rendere la coltivazione della canapa interessante per molti agricoltori. Infatti nel caso dei seminativi, sebbene il grano duro rimanga la coltura principale, la crisi del comparto e la mancanza di valide alternative apre interessanti opportunità per la diffusione di altre specie. La canapa rappresenta una di queste e, in particolare, una valida coltura miglioratrice da inserire nelle tradizionali rotazioni insieme alle leguminose da granella o da foraggio.

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