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Incendi in Sicilia, Legambiente: “Utilizzare le risorse del Recovery Fund per combatterli”
di emilio scibona

incendi agricoltura

In occasione della Festa dell’Albero Legambiente Sicilia ha voluto sottolineare in una nota come gli incendi siano ormai un fatto purtroppo dilagante e che sia necessario mettere in campo risorse per prevenirli e fronteggiarli.

Il fenomeno incendi in Sicilia è ormai  completamente sfuggito di mano, dai ritardi cronici nella prevenzione alla non efficace e rapida attività di spegnimento alla mancata individuazione dei responsabili. Tutte le amministrazioni, a vario titolo competenti, stanno dimostrando di non essere in grado di contrastare le fiamme nell’isola. Per provare ad invertire questo processo, sono necessari provvedimenti radicali, applicando le norme esistenti ma anche pensando a nuovi strumenti.

In occasione della Festa dell’Albero, Legambiente Sicilia ha presentato un primo documento di analisi dello specifico contesto regionale e di proposte, indirizzate innanzitutto alle istituzioni regionali, per adottare alcune misure urgenti come prima risposta alle devastazioni di questi anni. Occorre contrastare alcuni comportamenti che sono alla base di numerosi incendi nelle aree rurali, disincentivare ogni forma di utilizzo delle aree bruciate, dimostrare che gli incendi sono un danno per tutta la collettività, ma occorre al contempo qualificare il settore forestale e superare la cronica assenza di pianificazione e programmazione. In sintesi alcuni punti:

– rendere obbligatoria la redazione dei piani di gestione forestale sostenibile, sia come condizione per l’utilizzo della manodopera che per l’accesso ai fondi pubblici, avviando l’elaborazione di una strategia forestale mai definita nella nostra regione;

– introdurre il divieto tutto l’anno della bruciatura in pieno campo delle stoppie e della vegetazione naturale. Si tratta peraltro di una pratica arcaica e ambientalmente dannosa a prescindere dal rischio incendi;

estendere il divieto di pascolo per 10 anni su tutte le aree con vegetazione naturale e agraria percorse dal fuoco mentre attualmente il divieto riguarda solo i boschi;

– la decadenza per 10 anni da ogni beneficio finanziario per le aziende agricole, forestali e pastorali la cui superficie nell’anno è stata interessata dal fuoco per una percentuale superiore al 5% della superficie aziendale;

– nei comprensori a rilevanza turistica, la chiusura per 5 anni ad ogni attività di fruizione e del tempo libero delle aree percorse dal fuoco ricadenti all’interno di parchi, riserve naturali e demani forestali..

E ancora, Legambiente rinnova la richiesta alla Regione di disporre una immediata e seria indagine ispettiva per verificare l’esistenza presso i Comuni di catasti degli incendi aggiornati, se negli anni i terreni distrutti dal fuoco siano stati utilizzati per percepire contributi comunitari nel settore zootecnico e forestale o se aree percorse dal fuoco con formazioni vegetali diverse dal bosco siano state, negli anni successivi, oggetto di trasformazioni agrarie. All’esito della verifica ispettiva, la Regione deve nominare dei commissari ad acta per i comuni inadempienti.

Occorre poi aumentare il controllo sociale su questo fenomeno, rendendo pubblici i dati e prevedendo l’obbligo in ogni comune della nomina di un responsabile analogamente a quanto previsto per il contrasto all’abusivismo edilizio, con sanzioni per le inadempienze a carico dei funzionari e delle amministrazioni.

Legambiente ritiene importanti nuove forme di coinvolgimento delle associazioni di cittadini e degli agricoltori e di utilizzo degli addetti ai lavori forestali e antincendio con modalità alternative che prevedano l’affidamento di aree e, sull’esempio dei contratti di responsabilità applicati nel Parco nazionale dell’Aspromonte, la erogazione di retribuzioni/corrispettivi in funzione della minore incidenza degli incendi.

In ultimo, chiediamo al Governo Regionale di assumere alcune iniziative a livello nazionale per l’inasprimento delle sanzioni, potenziare la presenza dei Carabinieri Forestali in Sicilia e affinché i mezzi per lo spegnimento, in particolare quelli aerei, siano solo di proprietà statale e gestiti dal pubblico, al fine di scongiurare interessi non leciti in questo settore, come già emerso alcuni anni fa in Sicilia e ipotizzato anche in altre inchieste nazionali. Le risorse straordinarie del Recovery Fund costituirebbero un’opportunità irripetibile.

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