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Il clima minaccia il vino: entro il 2100 aumento delle temperature fino ai 5 gradi
di Annalisa Ciprì

Il cambiamento climatico e soprattutto l’innalzamento delle temperature negli anni condizionerà tutto il suolo “coltivabile“, senza alcuna eccezione per le viti. Si pensa, infatti, che entro il 2100 la temperatura media annua in Sicilia aumenterà di 2-5 gradi, con conseguenti ondate di calore, siccità, incendi forestali, alluvioni, nonché innalzamento del livello del mare e quindi danni alle infrastrutture costiere. A subirne saranno i vigneti, che per “respirare” meglio avranno bisogno della collina e della montagna.

A fare un’analisi approfondita sull’impatto climatico in vigna è Luca Mercalli, presidente della Società meteorologica italiana e giornalista scientifico.

Come sappiamo il clima mediterraneo tipico della Sicilia genera condizioni favorevoli alla viticoltura, che tuttavia negli ultimi decenni stanno cambiando sotto la pressione del riscaldamento globale. La lunga serie storica dell’Osservatorio Vaiana di Palermo mostra nel periodo 1974-2022 un aumento della temperatura media di 2.5 °C. Inoltre, la vicinanza della Sicilia alla costa settentrionale africana rende più frequenti le incursioni del rovente anticiclone sahariano che l’11 agosto 2021 ha fatto registrare nella stazione del Sias di Floridia (Siracusa), 48,8 °C: valore record di caldo per l’Italia e l’Europa.

La vite ha una buona resilienza climatica – afferma Mercalli – e si adatta a un intervallo ampio di condizioni termopluviometriche, ma va comunque in stress se le temperature crescono oltremodo e se mancano precipitazioni per periodi prolungati. Oltre i 35 °C l’attività vegetativa è compromessa e in casi estremi la pianta può subire danni permanenti, con bruciature sui grappoli e sull’apparato fogliare e conseguente aumento di attacchi fungini.

I tratti principali della crisi climatica in atto sono riassunti nel Sesto rapporto di sintesi dell’Ipcc (marzo 2023): il Mediterraneo è definito ‘hotspot’ climatico, un’area del pianeta che subisce un aumento delle temperature in maniera molto più rapida rispetto alla media globale.

Cosa succederà in Sicilia tra il 2031 e il 2060?

Secondo alcuni studi svolti nell’ Istituto di ricerche ambientali di Atene sono emersi netti aumenti di temperatura e modesti segnali sulle precipitazioni. Nell’ipotesi peggiore, con l’assenza di controllo delle emissioni in Sicilia, si avrebbero +2.1 °C in estate e +1.6/1.7 °C nelle altre stagioni.Ciò equivarrebbe a trasformare la temperatura media estiva di Catania, attualmente di 24,5 °C come quella rispettiva di Tunisi (26,5 °C). Sin da adesso vediamo come le precipitazioni iniziano a scarseggiare con 4-8 mesi di aridità dei suoli. All’aumento medio della temperatura farà seguito anche un incremento delle temperature estreme, che potrebbero oltrepassare frequentemente i 45 °C con picchi attorno a 50 °C, decisamente sfavorevoli alla vite.

Cambieranno anche le somme termiche e le escursioni giorno-notte, con influenza sulla formazione di aromi e pigmenti e sul tasso zuccherino e di acidità degli acini. Con questi scenari è chiaro che gli areali vocati della vite potrebbero cambiare: da versanti molto esposti al soleggiamento si passerebbe a versanti più ombrosi e a quote più elevate, onde compensare l’aumento termico e sfruttare maggiormente l’umidità dei suoli“.

Quindi, gli impatti del cambiamento climatico sulla viticoltura causeranno anticipi del calendario fenologico della vite, alterazioni della composizione chimica dell’uva e del vino, maggior variabilità dei raccolti, espansione colturale in areali geografici prima inadatti e significativi spostamenti degli areali tradizionali.

Lo studio conclude che “con gli scenari più pessimistici, le regioni del Nord Europa potranno diventare adatte alla coltivazione della vite”, a discapito delle regioni meridionali europee, troppo calde per la produzione di uva. 

 

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