Privacy Policy
Home / Agricoltura / “Giuggiulena”, la coltivazione del sesamo in Sicilia: un tesoro di biodiversità

“Giuggiulena”, la coltivazione del sesamo in Sicilia: un tesoro di biodiversità
di Nicoletta Lala

In Sicilia viene chiamata giuggiulena, e nel vocabolario d’italiano è conosciuta come Sesamo, nota scientificamente come Sesamum inducum L. La specie è oggetto di studio da parte del dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e forestali, dell’Università degli studi di Palermo, nell’ambito del progetto “Conservazione e caratterizzazione di accessioni siciliane di specie agrarie erbacee – COSA” finanziato dalla misura 10 operazione 10.2a del Psr Sicilia realizzate presso l’azienda agricola sperimentale Sparacia, Cammarata (AG).

Il progetto ha previsto la raccolta del materiale vegetale (accessioni) di Sesamum indicum, attualmente coltivate nelle diverse località siciliane. In particolare, ne sono state individuate tre di provenienza siciliana (quali Campobello di Mazara, Ispica e Sciacca) e tre di provenienza estera (quali Paraguay, Bolivia e Brasile).

Sono stati realizzati dei campi di valutazione e caratterizzazione, inoltre due delle accessioni (una locale siciliana e una estera) sono state valutate anche in base a differenti epoche di semina.

La pianta ha ciclo primaverile-estivo, appartiene alla famiglia Pedaliaceae ed è definita “la regina dei semi oleosi”. Il sesamo ha una lunga tradizione poiché arrivò in Sicilia durante la dominazione araba tra l’830 e il 1070 d.C, e trovò il suo ambiente ideale nelle campagne del sud-est dell’isola.

Conosciamola meglio: in Sicilia, la coltivazione delle giuggiulena avviene ancora manualmente: l’epoca di semina è tra aprile e maggio e, a fine estate, avviene la raccolta sempre manualmente e prima che le capsule si aprano naturalmente (deiscenza). Successivamente vengono sfalciate (covoni) lasciate asciugare al sole e in seguito trebbiate.

I semi di sesamo possono essere ingeriti interi o decorticati, secchi o tostati e vengono utilizzati soprattutto come ingrediente, ma sono una materia prima di eccellenza per l’estrazione di olio alimentare e il residuo della spremitura è chiamato farina di sesamo, simile alla farina di nocciole.

Viene utilizzato anche nell’agroindustria, per insaporire prodotti da forno: focacce, pane, grissini, cracker, fette biscottate, ma anche per realizzare barrette a base di frutta secca e cereali.

In Sicilia è un ingrediente impiegato artigianalmente sia nelle ricette dei dolci che dei piatti salati, ma anche nel pane risulta protagonista nella tradizione ispicese nel piatto tipico: la cubaita, dolce che compare soprattutto nel periodo natalizio costituito anche da miele e mandorle; mentre, è largamente impiegato per la guarnitura del pane, in tutta l’isola, perché la sua croccantezza rende ancora più compatta la crosta del pane.

Da alcuni secoli viene utilizzato in Sicilia occidentale per realizzare le reginelle, biscotto di pastafrolla guarnito di sesamo, secondo la tradizione creato dalle suore del monastero di Santa Caterina, a Palermo, per Carolina d’Asburgo, moglie di re Ferdinando IV° di Napoli e III° di Sicilia, che quando si trovava a Palermo amava spesso fare visita alla pasticceria del Convento con tutta la sua corte, per cui le suore aguzzarono l’ingegno preparando un dolciume meno impegnativo e più economico degli altri della loro ricca tradizione.

La coltivazione del Sesamo contribuisce alla conservazione delle varietà tradizionali e locali, aiutando a preservare la diversità genetica. Il sesamo ha conquistato le tavole delle diverse culture del mondo.

 

© Riproduzione Riservata

Sviluppato, Gestito ed ottimizzato da Coffice s.r.l.