Sicilia Rurale

Ghiri, al via il piano di contenimento dei danni alle nocciole dei Nebrodi

(di Redazione) I ghiri saranno catturati e trasferiti in altre zone boschive diverse e distanti dai noccioleti dei Nebrodi. È arrivato, dunque, finalmente a completamento il piano per contenere i danni provocati alle nocciole da questi simpatici roditori.

L’assessore Bandiera, solidarizzando con gli agricoltori di Ucria che in questi giorni hanno manifestato vivacemente la loro preoccupazione circa i danni provocati dai ghiri accusando la Regione di “dormire come un ghiro”, li ha rassicurati dichiarando che «nei giorni scorsi, a conclusione del laborioso e complesso iter, è stata firmata la determina per l’acquisto delle trappole per la cattura e traslocazione dei ghiri». 

Non è stato un percorso facile, però. Il ghiro, infatti, è una specie protetta e bisogna tutelarla. Ma anche gli agricoltori sui Nebrodi sono ormai da considerare quasi una specie rara e ci si deve preoccupare di proteggere le colture per evitare che il declino dell’economia agricola provochi lo spopolamento e l’abbandono del territorio che si evolve prima o poi in dissesto idrogeologico.

«Fin dall’insediamento del nostro governo – ricorda Edy Bandiera – abbiamo dato immediato e concreto impulso per porre in essere ogni attività utile a contenere i danni derivanti dalla proliferazione dei ghiri, specie protetta e quindi da tutelare, al fine di scongiurare il depauperamento delle colture e lo spopolamento dei territori».

Così come prevede la normativa vigente in materia, è stato necessario accertare che sui Nebrodi si fosse e effettivamente di fronte al reale sovrappopolamento ghiri, cosa che è stata accertata dall’Università degli Studi di Palermo che ha condotto  il monitoraggio su base scientifica.

Sulla scorta dell’attività di monitoraggio, il Dipartimento regionale dello Sviluppo Rurale ha stilato uno specifico protocollo operativo da adottare nelle singole aziende per prevenire i danni da ghiro. Il protocollo prevede non solo l’applicazione di metodi ecologici, ma anche la possibilità di catturare e traslocare i ghiri in aree boscate distanti dai noccioleti. Il piano ha ottenuto l’approvazione da parte dell’Ispra lo scorso aprile e le prime indicazioni sulle attività da porre in essere per l’attuazione del protocollo sono emerse dal tavolo tecnico al quale hanno partecipato tutti gli stakeholder, dai comuni, agli agricoltori, agli enti periferici dell’Assessorato, l’Ordine degli Agronomi e le associazioni di produttori.

«Ci si è mossi anche su altri fronti – prosegue Bandiera – tant’è che sono state previste modifiche al Psr Sicilia 2014-2020 per consentire ai produttori di nocciole di accedere ad alcuni aiuti per la realizzazione di operazioni colturali atte a limitare l’azione dannosa del ghiro ai corileti».

Nel frattempo il Dipartimento dello Sviluppo Rurale, per contribuire al ripristino dell’equilibrio biologico tra predatori e prede (ghiri), ha anche disposto la liberazione nelle aree dei monti Nebrodi dei rapaci notturni già ospitati in centri di recupero. Proprio oggi nel territorio di Ucria, sono stati liberati i primi due esemplari di allocco (Strix aluco) recuperati e curati presso il Centro regionale di recupero fauna selvatica di Ficuzza della Lipu diretto da Giovanni Giardina. Nella zona di liberazione dei rapaci, inoltre, sono state posizionate cassette nido al fine di facilitare, agli animali appena liberati, il ritrovamento dei luoghi idonei alla nidificazione e alla permanenza nell’areale.

Gianni Giardina, responsabile del centro di recupero della fauna selvatica Ficuzza, mentre libera la coppia di allocchi

 

«Le proposte formulate dall’Associazione Culturale Nebrodi di Ucria – dichiara il vicepresidente Salvatore Giarratana cominciano a trovare le prime concretizzazioni. Il primo nucleo di rapaci contribuirà al ripristino ecologico del rapporto “predatore-preda” nel comprensorio corilicolo nebroideo». Giarratana, poi, aggiunge: «La liberazione dei primi esemplari di allocco è il primo passo di una articolata e complessa strategia i cui primi attori devono necessariamente essere i nocciolicoltori».

una delle casette per uccelli posizionate nel bosco per facilitare la nidificazione dei rapaci

Oltre alla liberazione di altri esemplari di rapaci notturni e il posizionamento delle trappole per la cattura e successivo “trasloco” in altre zone di bosco lontane dai noccioleti, serve, infatti, il recupero dei noccioleti abbandonati o trascurati, l’eliminazione di anfratti e relitti di costruzioni che costituiscono ottimi siti di nidificazione per i ghiri e la creazione di fasce di discontinuità di vegetazione. Tutti interventi, insomma, che riducono  gli habitat dove i ghiri facilmente svolgono il loro ciclo biologico.

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