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Economia: per un siciliano su tre l’agroalimentare è una prospettiva di lavoro interessante
di redazione siciliarurale

Un abitante della Sicilia su tre (35%) vede nell’agricoltura un interessante ambito di lavoro, un settore ampio e diversificato in cui sviluppare competenze e crescere professionalmente. E’ il dato che emerge dall’ultima ricerca dell’Osservatorio Reale Mutua dedicato all’agricoltura. Un dato importante in una congiuntura complessa per l’Italia e per l’agroalimentare a causa degli effetti della pandemia di Covid-19.

In particolare, l’agricoltura può essere un buono sbocco lavorativo per i giovani (39%), capace di dare soddisfazioni e di trasformare una passione in una professione. Le nuove generazioni, dicono i siciliani, possono trovarvi una realtà formativa altamente stimolante (24%), per quanto piuttosto faticosa (18%).

Lavorare in agricoltura ha molti aspetti positivi: tra i principali, più di un siciliano su tre (40%) cita il senso di realizzazione che
deriva dal veder concretizzarsi davvero gli sforzi compiuti col proprio lavoro e un ulteriore 39% sottolinea l’opportunita’ di riavvicinarsi
alle tradizioni e al territorio.

Ma cosa rappresenta l’agricoltura agli occhi degli abitanti della Sicilia? Uno su quattro (26%) la associa alla parola tradizione, e quindi al legame con i valori e le specificità del territorio, e il 23% al Made in Italy e le sue eccellenze. Per il 19%, invece, il primo pensiero è quello della fatica connessa al lavoro nei campi e per una quota analoga vuol dire soprattutto salute e sana alimentazione.

La pandemia ha avuto indubbie ripercussioni sul settore, che ad esempio – stima il CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi
dell’economia agraria) nel suo ultimo bollettino CreaAgritrend – ha visto in Italia una riduzione del 12,8% del PIL agricolo nel secondo
trimestre 2020 rispetto ai tre mesi precedenti. Ma, insieme a ciò, l’agricoltura si trova ad affrontare anche altre tematiche ormai entrate
nel percepito dei siciliani: in primis quella del cambiamento climatico e dell’inquinamento (48%). Più di un intervistato su quattro (29%) cita anche i limiti spesso posti da normative vincolanti e un ulteriore 6% individua tra i fattori contrari la diffusione sempre maggiore di mode che promuovono prodotti alimentari esotici.

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