Privacy Policy
Home / Agricoltura / Dopo la carne sintetica nasce in laboratorio il riso “ibrido”, creati dei chicchi di cellule e grasso bovino

Dopo la carne sintetica nasce in laboratorio il riso “ibrido”, creati dei chicchi di cellule e grasso bovino
di Annalisa Ciprì

Il menù è sempre più ricco di alternative sostenibili alla tradizionale carne da allevamento. Dopo la carne sintetica e la farina d’insetti arriva un nuovo piatto “ibrido” che potrebbe a breve arrivare sulle tavole di tutto il mondo. Le controverse opinioni a riguardo hanno messo in subbuglio il ministero dell’agricoltura e gli agricoltori, ecco che il “prodotto da laboratorio” torna a far parlare di se.

Si tratta di una nuova creazione ad opera di un gruppo di ricercatori sud-coreani guidato dalla Yonsei University di Seoul. Gli scienziati spiegano di aver dato vita ad un alimento ricco di proteine che potrebbe aiutare nella lotta alla malnutrizione dei Paesi più poveri e nelle missioni militari e degli astronauti nello spazio.

Il riso “al manzo”, suona strano ma di cosa si tratta? E’ ottenuto facendo crescere le cellule di muscolo e grasso bovino sui chicchi di riso, sia sulla superficie che all’interno.

Presenta sicuramente dei vantaggi ambientali, infatti, per ogni cento grammi di proteine prodotte vengono emessi solo sei chili di anidride carbonica (cinquanta nella produzione della carne bovina). Anche il prezzo sarebbe conveniente nel caso di messa in commercio, due dollari al chilo (la carne bovina costa quindici al chilo).

Come già detto in precedenza riguardo la carne sintetica, il Governo Meloni ha ritenuto giusto intervenire precauzionalmente a livello nazionale per tutelare gli interessi che sono legati alla salute e al patrimonio culturale.

I rischi per la salute sono già stati segnalati nel mondo scientifico. Altrettanto certo è l’impatto dirompente di queste produzioni sul nostro sistema enogastronomico basato sulla qualità degli alimenti che rappresenta il nostro vero valore aggiunto”, così dichiarava il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida . “Queste produzioni sono un rischio anche per l’ambiente”.

Com’ è stato creato il riso ibrido?

Le cellule di muscolo e di grasso bovino vengono coltivate usando i chicchi di riso, che offrono sostegno grazie alla loro struttura porosa, come se fosse un’ impalcatura. In aggiunta, i chicchi sono fatti di molecole che nutrono le cellule animali, facendole crescere. Per facilitare il loro attecchimento, i chicchi vengono rivestiti di gelatina di pesce, un ingrediente sicuro e commestibile.

Poi la coltura in provetta, per dieci giorni. Il muscolo viene poi cotto a vapore e questo permette di comprendere quali sono le reali proprietà del riso: più proteico e grasso rispetto al riso tradizionale (con la presenza dell’8% in più di proteine e il 7% in più di grassi). Il colore è di un rosa pallido e l’odore è quello di carne bovina e mandorle nel caso di una maggiore quantità di cellule muscolari, di burro, panna e olio di cocco nel riso con più cellule grasse. Questa tecnica riduce anche il rischio di allergie alimentari.

La novità dello studio sta proprio nel fatto che le cellule animali vengono coltivate usando come scheletro il chicco di riso, invece delle solite impalcature fatte con proteine di soia o noci.

Restano ovviamente delle perplessità riguardo un tipo di cibo così innovativo di coltivazione. In primis riguardo alla correttezza della stima dell’impatto ambientale, considerando che, per quanto riguarda le emissioni di gas climalteranti, la coltivazione di riso è seconda solo all’allevamento di bestiame. Resta poi da valutare la scalabilità della tecnica a livelli industriali per poter realizzare una filiera capace di rispondere alla domanda globale di alimenti proteici.

Infine, c’è il problema dell’accettazione da parte dei consumatori, perché questo alimento ibrido non è né carne né riso, ma una cosa completamente nuova.

La messa a punto del nuovo alimento è nella fase finale, ma prima del via libera all’immissione sul mercato, i ricercatori della Yonsei University di Seoul prevedono un ulteriore passaggio di lavorazione per aumentarne ulteriormente il valore nutrizionale.

Nutriente, accessibile e saporito, promettono gli scienziati. Ma il consumatore siciliano è pronto ad una novità di questo tipo?

© Riproduzione Riservata

Sviluppato, Gestito ed ottimizzato da Coffice s.r.l.