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Dalla canapa ai frutti tropicali: la Sicilia che non ti aspetti
di Annalisa Ciprì

L’agricoltura siciliana è in continua evoluzione, con il suo clima vario in uno spazio concluso come quello di un’isola ha la possibilità di soddisfare a pieno le richieste del mercato. Ciò ha permesso di sperimentare sullo stesso territorio un numero ampio di coltivazioni.

La presenza di micro-ecosistemi oggi da? vita a un fenomeno quasi unico, possiamo assaggiare le mele e l’avocado che si coltivano nel Trapanese, i funghi cardoncelli del Catanese, il mango della zona di Messina. Ancora, lo zafferano a pochi passi dal cuore dell’antica Mitistrato nella provincia di Caltanissetta, per poi arrivare alla canapa, che torna in Sicilia all’interno di un interessante progetto di filiera.

Da secoli, infatti, la Sicilia rappresenta un vero e proprio laboratorio a cielo aperto per le coltivazioni. La sfida che i giovani agricoltori siciliani si trovano di fronte e? prima di tutto  quella del cambiamento climatico, che da un lato spinge ad adottare tecniche di risparmio idrico e di intelligenza artificiale applicata alle coltivazioni, ma anche la selezione di varieta? piu? resilienti di altre. L’uso di tecniche innovative e macchinari di precisione a gestione satellitare, accanto alla reintroduzione di varietà antiche di coltivazione fanno si che nel territorio siciliano possano crescere frutti di ogni tipo e gusto.

Dall’olio di oliva da cultivar Biancolilla, Cerasuola e Nocellara del Belice, ai legumi e arnie di Api Nere Sicule c’è l’imbarazzo della scelta. A Petralia Sottana si produce un millefiori con eucalipto, aneto, sulla e, come monoflora, mentre con le arnie si possono intercettare le fioriture di agrumi e castagno.

Una vocazione quella di Antonio e Anna, che seguono proprio l’apicoltura, e Giovanni, ingegnere prestato alla terra, che ha lanciato un innovativo progetto legato alla canapa. Le condizioni pedoclimatiche e i vari sbocchi di mercato sono stati la spinta per tentare di introdurre nelle campagne siciliane un prodotto utile in molti campi, dall’alimentazione alla nutraceutica fino all’edilizia. “Coltivare canapa – spiega Giovanni – puo? essere utile a piu? settori, a partire da quello agricolo”. Si tratta infatti di una pianta resistente, che capta l’umidita? nel profondo e quindi non necessita di troppa acqua, conclude il proprio ciclo vegetativo in 120 giorni, contribuendo a migliorare la fertilità del terreno e in alcuni casi a bonificarlo. Per di piu? e? ottima come pianta da rinnovo, una pianta multitasking che puo? rappresentare, anche per l’agricoltura siciliana, un’inaspettata risorsa.

Proprio il multitasking è una visione dell’agricoltura che è alla base dell’imprenditoria di giovane menti che si approcciano a questo mondo. Mirko, enologo, decide di concentrarsi sull’olio extravergine d’oliva di Nocellara del Belice, possiede anche 5 ettari di uliveto, un pistacchieto e una coltivazione di mango.

Nel 2014, pero?, un’importante nevicata aveva coperto le piante, uccidendole. Il mango, infatti, non sopporta temperature appena sotto lo zero. Da qui la decisione di riconvertire il terreno alla coltivazione dell’avocado, sempre in regime biologico come il resto della produzione, che resiste a temperature leggermente piu? rigide, all’incirca fino a -2 °C. L’intuizione e? vincente e, oggi, l’avocado di Partanna viene commercializzato in tutta Italia anche grazie alla formula che permette di adottare un albero e poi goderne dei frutti per tutta la stagione, che si prolunga per diversi mesi. I frutti dell’avocado, infatti, restano acerbi fin quando sono sulla pianta e maturano in circa due settimane dopo la raccolta, risultando cosi? perfetti per essere spediti.

Rocca di Capri Leone, nel messinese, e? uno dei comuni cerniera tra mari e monti a due passi dal Parco dei Nebrodi. Da queste parti troviamo una vasta produzione di agrumi, soprattutto limoni.

L’esperimento di Maruzza è stato quello di voler avviare un ramo aziendale dedicato ai frutti tropicali, mango e avocado. Il mango è oggi coltivato sotto serra mentre l’avocado in pieno campo, entrambi in regime biologico. Con una produzione di circa 8 mila chilogrammi l’anno di mango, esporta il suo frutto tropicale in tutto il Nord Italia e in Francia e le richieste sono sempre più in aumento. Viene coltivato in diverse varieta? per garantire la continuita? del calendario di maturazione e raccolta, che si protrae cosi? dal mese di agosto sino a fine novembre.

Storie di coraggio, di intraprendenza, di capacita? di guardare oltre, per giovani imprenditori che conservano nel loro dna lo spirito dei naviganti che si spingono verso nuovi lidi. La diversificazione dei prodotti in un territorio come il nostro, punta a rafforzare la propria presenza sul mercato, obiettivo che ad oggi risulta essere semplice. Basta costruire tutto su solide basi che ha una visione contemporanea dell’agricoltura.

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