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Crisi cerealicola, brusco calo nella quotazione del grano duro
di redazione siciliarurale

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Dal Nord America giungono conferme, si produrranno per il 2023-2024 solo poco più di 5,7 milioni di tonnellate di grano duro.

Dopo quello del 2021, sarà il secondo peggior raccolto degli ultimi sei anni di Canada ed Usa messi insieme. Dopo il considerevole aumento dei prezzi, con il Fob canadese trascinato anche dall’aumento dei costi di trasporto fino a 663,44 dollari canadesi alla tonnellata, il clima ora sembra essere quello dell’assestamento e dell’attesa di valori produttivi più precisi. I prezzi all’origine offerti dagli agricoltori canadesi ed il prezzo pagato all’ingrosso dagli esportatori flettono leggermente. Negli Usa invece l’Indice dei Future sul Durum a Chicago è nuovamente in ribasso e cala a 9,78 dollari per bushel, proseguendo una fase di volatilità legata ai realizzi speculativi iniziata già la scorsa settimana, dopo aver aperto un nuovo trend rialzista dal 25 luglio scorso in avanti. Nel mentre il prezzo Fob del Northern Durum è ora stabile a 488 dollari Usa alla tonnellata. I prezzi Fob canadesi e statunitensi, valgono ora all’incirca tra i 449 ed i 446 euro alla tonnellata, penalizzati dal cambio che vede le monete nordamericane più deboli questa settimana.

Questa crisi ovviamente si riversa anche nella situazione italiana.

Sul fronte della guerra, è risaputo, la situazione non è delle migliori. I paesi di tutto il mondo premono per il ripristino dell’accordo sui cereali, con gli agricoltori ucraini che si chiedono come sopravvivere. E’ passato un mese da quando la Russia si è ritirata dall’accordo sul grano mediato dalle Nazioni Unite e dalla Turchia che forniva protezione alle navi che trasportavano il cereale dall’Ucraina attraverso il Mar Nero. Da allora Mosca ha intensificato gli attacchi ai porti ucraini e alle infrastrutture del grano, mentre le forse di Kiev hanno colpito uno dei porti russi sul Mar Nero. Ora i paesi di tutto il mondo premono per il ripristino dell’accordo sui cereali, con gli agricoltori ucraini che si chiedono come sopravvivere.

Queste congiunture dovrebbero fare impennare il prezzo del grano, al contrario, continua a diminuire.

Per Filippo Schiavone, presidente di Confagricoltura Foggia e componente della giunta nazionale della Confederazione: “È evidente che sul prezzo intervengono svariati fattori, difficilmente controllabili a livello locale. Ma è altrettanto vero che la filiera del grano duro è centrale nell’economia … e dunque mettere in crisi il primo anello della catena non conviene a nessuno”. Ed ancora: “Per questo bisogna correre ai ripari e conferire il grano alle Organizzazione di prodotto o alle Cooperative di agricoltori, in grado di fare massa critica e gestire in modo adeguato gli equilibri tra domanda e offerta, resta la soluzione migliore per rispondere alle “turbolenze” in corso sul mercato. È una strategia commerciale in grado di rafforzare la categoria, favorendo vere politiche di sistema per i produttori”.

Ovviamente, al netto degli accordi interprofessionali lungo la filiera e della sottoscrizione di contratti di filiera per il grano duro, che restano il perno sul quale operare perché garantiscono un sano rapporto tra categorie. “Tutto questo – conclude il presidente – deve sempre e comunque garantire che il prezzo di vendita copra almeno i costi di produzione degli agricoltori di Capitanata per non registrare defezioni tra i produttori”.

Tra qualche settimana gli agricoltori dovranno a organizzarsi per la semina, ma le notizie che arrivano dai mercati lasciano tutti attoniti e fomentano idee di abbandono della coltivazione.

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