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Con il via libera di Putin sui porti, giù i prezzi del grano
di Roberta Mannino

Scendono i prezzi mondiali di grano che tornano sugli stessi livelli di 2 mesi fa dopo il via libera del presidente russo Putin all’utilizzo dei porti occupati per le esportazioni anche per i raccolti ucraini. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti alla chiusura settimanale del Chicago Board of trade dove il grano sul mercato future è stato quotato 10,4 dollari per bushel (27,2 chili) e con una riduzione del 10% in tre giorni è tornato sui valori di inizio di aprile. In calo – sottolinea la Coldiretti anche le quotazioni del mais destinato all’alimentazione animale che scende a 7,27 dollari per bushel per effetto del calo del 6,4% nei 3 giorni.

La partenza delle navi dai porti del mar Nero– sottolinea la Coldiretti – significa lo svuotamento dei magazzini Ucraini dove si stima la presenza di oltre 20 milioni di tonnellate di cereali tra grano, orzo e mais destinati alle esportazioni sia in Paesi ricchi che in quelli più poveri dove il blocco rischia di provocare rivolte e carestie. Paesi come Egitto, Turchia, Bangladesh e Iran che acquistano più del 60% del proprio grano da Russia e Ucraina ma – precisa la Coldiretti – anche Libano, Tunisia Yemen, e Libia e Pakistan sono fortemente dipendenti dalle forniture di Russia e Ucraina.

Una necessità per lasciare spazio nei magazzini per accogliere i nuovi raccolti in arrivo tra poche settimane per un quantitativo di grano stimato di 19,4 milioni di tonnellate, circa il 40% in meno rispetto ai 33 milioni di tonnellate previsti per questa stagione, che collocano comunque l’Ucraina al sesto posto tra gli esportatori mondiali di grano.

L’andamento delle quotazioni – precisa la Coldiretti –non significa in realtà il superamento delle difficoltà, ma piuttosto l’accresciuto interesse sul mercato delle materie prime agricole della speculazione che ha approfittato degli alti valori raggiunti per realizzare profitti. Le speculazioni – spiega la Coldiretti – si spostano dai mercati finanziari in difficoltà ai metalli preziosi come l’oro fino ai prodotti agricoli dove le quotazioni dipendono sempre meno dall’andamento reale della domanda e dell’offerta e sempre più dai movimenti finanziari e dalle strategie di mercato che trovano nei contratti derivati “future” uno strumento su cui chiunque può investire acquistando e vendendo solo virtualmente il prodotto.

L’emergenza mondiale colpisce l’Italia che è un Paese deficitario ed importa addirittura il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame, secondo l’analisi della Coldiretti. In particolare l’Italia ha acquistato dall’Ucraina 122 milioni di chili di grano tenero per la panificazione ma anche 785 milioni di chili di mais, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat relativi al 2021.

“L’Italia è costretta ad importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che hanno dovuto ridurre di quasi 1/3 la produzione nazionale di mais negli ultimi 10 anni durante i quali è scomparso anche un campo di grano su cinque con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare l’importanza di intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con misure immediate per salvare aziende e stalle e strutturali per programmare il futuro.

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