Sicilia Rurale

Agricoltura, dall’Unione Europea 6,2 milioni all’olio tunisino: “Schiaffo all’Italia”

La Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS) ha concesso un prestito di 6,2 milioni di euro a Compagnie Générale des Industries Alimentaires (COGIA SA) per lo sviluppo dell’olivicoltura della Tunisia. I fondi europei permetteranno a COGIA di aumentare l’approvvigionamento, l’imbottigliamento e le esportazioni. Con quest’ultimo sono sei i progetti finanziati da BERS per l’olivicoltura di Tunisi dal 2017 ad oggi, nell’ambito di un progetto di cooperazione allo sviluppo effettuato in collaborazione con la FAO. Lo rende noto Confagricoltura.

L’Unione Europea ha la leadership mondiale come sostegni ai Paesi meno avanzati, in quest’ottica rientrano anche gli interventi per lo sviluppo dell’olivicoltura in Tunisia, che è già tra i cinque maggiori produttori di olio d’oliva a livello globale con una stima di produzione per la prossima campagna di 240 mila tonnellate, in aumento di circa 100mila tonnellate.

Non è in discussione – osserva il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti – il programma di sostegni all’olivicoltura della Tunisia, così come gli altri interventi UE verso i Paesi meno avanzati. Comprendiamo la necessità dell’Unione europea di essere vicina ad un Paese, come la Tunisia, indebolito da atti terroristici e con instabilità politica ed economica, dovuta ad eventi interni. C’è però da chiedersi se gli incentivi allo sviluppo della filiera possano coesistere con programmi di facilitazioni nei dazi per l’accesso dell’olio tunisino sul mercato europeo“.

Il sostegno europeo di 6,2 milioni all’olivicoltura tunisina è l’ennesimo schiaffo ai produttori olivicoli italiani che combattono da anni, a mani nude, contro concorrenza sleale e prezzi bassi che svalutano il prodotto Made in Italy di qualità“, denuncia invece il presidente di Unaprol, David Granieri.

La notizia dei sostegni alla Tunisia giunge in una situazione attuale che vede in difficoltà i produttori di diverse aree vocate all’olivicoltura del nostro Paese, come la la Puglia e la Calabria, alle prese con un mercato attendista con prezzi bassi e rese produttive fortemente influenzate dall’andamento climatico. A preoccuparli anche la nuova Pac che, per il settore olivicolo, prevede un consistente taglio dei pagamenti comunitari oggi destinati ai produttori e regole stringenti per l’accesso ai fondi per i programmi operativi.

 

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