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A Catania in vendita le arance dello Zimbabwe. Il Distretto agrumicolo invita a fare rete e sistema
di Angela Sciortino

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(di Luigi Noto) Non sarà stato piacevole per il presidente del Distretto agrumi di Sicilia quello che ha visto all’interno di un punto vendita di una importante catena della Gdo proprio sotto casa a Catania. Trovare  in vendita arance Valencia provenienti dallo Zimbabwe al prezzo di 1,79 euro al chilo sarà stato come una prendere una bella sberla o un pugno nello stomaco. Poi la riflessione porta a una conclusione: in questo momento non è disponibile prodotto nazionale e quindi che le arance estere possano essere vendute in Italia ci può stare. Ma se in Sicilia arrivano le arance prodotte in Zimbabwe, paese non proprio di grande notorietà per la produzione agrumicola (e agricola in genere) destinata all’export, e non avviene a stagioni invertite il contrario, e cioè che le arance siciliane vanno sui mercati della repubblica africana, allora qualcosa in Sicilia deve cambiare. «Certo è che dobbiamo rafforzare la filiera siciliana per valorizzare meglio le nostre le produzioni», afferma Federica Argentati, presidente del Distretto Agrumi di Sicilia.

«Che lo Zimbabwe venga a vendere le arance a Catania fa sorridere – continua Argentati – ma rappresenta anche un monito e uno stimolo per tutta la filiera agrumicola siciliana e italiana. Un richiamo a fare rete e sistema perché nel mondo non siamo i soli a produrre agrumi e dobbiamo crescere, migliorare, organizzarci meglio. La grande distribuzione organizzata fa il suo mestiere e mette sullo scaffale i prodotti di cui riesce ad approvvigiornarsi con facilità e a prezzi convenienti. Difficile contrastare il mercato invocando dazi e barriere, anche se sicuramente è necessario trattare condizioni di reciprocità e controlli fitosanitari stringenti sui prodotti che entrano in Italia. Quello che deve fare la filiera agrumicola siciliana, che sicuramente produce agrumi di alta qualità e super controllati, è puntare ai consumatori». 

Ricorda il presidente del Distretto agrumicolo: «Le arance siciliane, e in particolare quelle rosse, sono uniche: dobbiamo dimostrarlo e comunicarlo in Italia e all’estero. Per questo non ci stanchiamo mai di ripetere che serve un Piano di settore nazionale che punti alla valorizzazione della nostra agrumicoltura». Arance, limoni e mandarini siciliani sono il top della qualità, come dimostrano i marchi di garanzia Dop e Igp e le crescenti produzioni biologiche. La Sicilia possiede, dunque, un patrimonio che deve riuscire a “piazzare” bene sul mercato puntando sulla qualità.

Per l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle Ignazio Corrao «È  necessario un piano di settore una programmazione a livello nazionale. È necessario che il Governo dedichi agli agrumi l’impegno proporzionato alla loro importanza economica, soprattutto per il Sud. La direzione che stiamo dando a livello interistituzionale, punta a ristabilire le priorità dato che il nostro export è imbavagliato da procedure farraginose, barriere fitosanitarie e ostacoli di ogni tipo che gli altri paesi mettono alle nostre arance, fino in qualche caso addirittura a disincentivare le esportazioni e renderle impossibili». Al contrario, in Italia entra di tutto, dai pomodori del Camerun alle arance dello Zimbabwe. «Il nostro impegno – sottolinea Corrao – andrà da una parte ad assicurare il massimo dei controlli per le arance che arrivano in Italia e assicurare che rispettino le normative europee in tema di sicurezza alimentare, scongiurando la presenza di fitopatie e dall’altra stiamo lavorando per accelerare e favorire l’export delle nostre».

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